Avete mai sentito parlare di Ecologia integrale? L’approccio che accompagna la cooperativa agricola di comunità Rocca Madre di Pedaso (FM). Sui loro campi, dal 2016, producono Miscuglio di Aleppo (popolazioni evolutive ICARDA con circa 2000 tipi diversi di frumento) guidati dai genetisti agronomi Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando.

Ne abbiamo parlato con lui e con Olimpia Gobbi, tra le fondatrici di Rocca Madre. Per chi non la conoscesse, Olimpia ha svolto, tra le altre esperienze, la funzione di Assessore alla Cultura, Beni Culturali e Pubblica Istruzione della Provincia di Ascoli Piceno ed ha ricoperto l’insegnamento di Storia Moderna presso l’Università di Macerata (Facoltà di Beni Culturali). Da sempre impegnata nel volontariato e cittadina attiva, ha partecipato a diversi movimenti per la valorizzazione dei beni comuni.

Come nasce la cooperativa Rocca Madre

La cooperativa Rocca Madre nasce come risposta di una rete di persone al fallimento del progetto di riqualificazione di “Rocca Monte Varmine”, grande tenuta pubblica (circa 600 ettari e 40 case coloniche) di proprietà del Comune di Fermo (FM) sita nel territorio di Carassai (FM), ancora in stato di abbandono e degrado.

“Avevamo il sogno di riconvertire quel territorio in quanto lì vi si pratica un’agricoltura di tipo chimico e meccanico, molto distruttiva e inadatta alle caratteristiche dell’ambiente” racconta Olimpia. “Il Comune di Fermo, ha proposto delle condizioni economiche per la gestione di quei beni assolutamente insostenibili. In quanto ente pubblico, avrebbe dovuto dimostrare una visione proiettata al bene collettivo. I privati, invece, hanno dimostrato una condotta non economicistica, praticando l’etica del dono. Hanno creduto che questo sia un progetto che possa dare un aiuto al territorio per intraprendere percorsi trasformativi in senso sostenibile e che diano respiro soprattutto ai piccoli centri dell’interno. Per fondare questa cooperativa, ognuno ha contribuito come poteva. C’è chi ha dato in comodato gratuito qualche ettaro di terra, chi attrezzature e mobili vari, chi un locale di 260 mq a Pedaso che è diventato il locale dove noi attualmente facciamo distribuzione, stoccaggio e via dicendo. Tra i soci fondatori vorrei citare Mary Pazzi, Pierluigi Valenti, Enrico Martini, Adriana Braga, Mariella Cappelluti e Alberta Fortuna”.

Essendo una cooperativa di comunità, è multisettoriale. Vanta attualmente 120 soci, con diverse competenze, storie culturali e lavorative, distinti in soci sostenitori, soci conferitori (agricoltori che praticano metodi organici, biologici, innovativi, sostenibili e conferiscono alla cooperativa parte dei loro prodotti), soci lavoratori e soci co-produttori interessati a fruire dei prodotti della cooperativa. Tra le tante collaborazioni con professionisti ed esperti del settore (a livello nazionale ed internazionale), possiamo citare quelle con il professore ordinario e ricercatore Salvatore Ceccarelli, con la ricercatrice, consulente internazionale e agronoma Stefania Grando e con il professore ordinario di botanica dell’Univpm Fabio Taffetani.

Agricoltura sostenibile ed economia ad ecologia integrale

Il valore cardine su cui si fonda la cooperativa è l’ecologia integrale, ossia la pratica di un’agricoltura che non inquina l’ambiente ma lo cura, che allo stesso tempo ridà protagonismo (culturale ed economico) ai contadini.

“Oggi il contadino è perlopiù un esecutore di pianificazioni produttive elaborate dai grandi gruppi dell’agroalimentare che controllano le filiere dai semi al raccolto. Con il tempo il contadino ha perso i suoi saperi e riceve un corrispettivo basso del proprio lavoro” commenta Olimpia. “Le sementi industriali sono create in laboratorio in maniera tale che possano dare il massimo rendimento e adattarsi a luoghi tra loro molto distanti e diversi. Per rispondere al meglio alle esigenze dell’industria agroalimentare, subiscono modificazioni: ad esempio l’arricchimento artificiale di glutine, che rende le farine facilmente lavorabili dall’industria ma i cui effetti negativi sulla salute sono ben noti. Tutto ciò ha condotto anche alla graduale perdita da parte dei territori del loro patrimonio di biodiversità, di piante e varietà tipiche che qualificano la specificità delle risorse naturali e della cultura territoriale. Tornare ad un’ecologia integrale vuol dire quindi garantire salute dei consumatori e dell’ambiente”.

Il Miscuglio di Aleppo

Dal 2017, la cooperativa porta avanti un progetto di filiera cerealicola producendo in bio il Miscuglio e trasformandolo in farina, pane e pasta secondo pratiche tradizionali. Macinazione a pietra, utilizzo di farina semintegrale, panificazione con lievito madre e utilizzo, per i prodotti da forno, di ingredienti biologici prodotti sul territorio dai soci della cooperativa.

“L’esordio del nostro percorso è stato reso possibile dalla collaborazione con il genetista Salvatore Ceccarelli. Nel 2009 avviò, insieme a Stefania Grando, la sperimentazione della coltivazione del miscuglio (che bisognerebbe chiamare popolazione) di semi di frumento provenienti da tutto il mondo. Semi tradizionali, non assoggettati a manipolazioni di laboratorio. I ricercatori hanno creato popolazioni di grano duro (700 varietà), di grano tenero (circa 2000 varietà) e di orzo (circa 1600 varietà) e ne hanno sperimentato la semina per la prima volta in Siria, ad Aleppo” ricorda Olimpia. “Vi starete chiedendo come mai ad Aleppo? Lì le condizioni sono ormai estreme. I cambiamenti climatici sono tali che in quel territorio fare agricoltura è sempre più difficile. I genetisti Ceccarelli e Grando hanno voluto verificare sul campo se la ricchezza della biodiversità, sostituita alla omogeneità delle sementi industriali, potesse ridare protagonismo alla natura e alle sue capacità di adattamento e risposta. La sperimentazione in Siria e in altri paesi del Medio Oriente come l’Iran ha dato risultati eccezionali.  Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando allora hanno portato i semi delle popolazioni di Aleppo anche in Italia affidandone inizialmente la coltivazione a 2 agricoltori, in Sicilia e in Toscana”. Le popolazioni si sono evolute in modo diverso nei diversi territori con il risultato di dotare i singoli territori di una propria unica e specifica popolazione, che darà conseguentemente caratteristiche uniche anche alla farina e ai suoi trasformati (pane, pasta, dolci etc.). Da quando il seme è arrivato ne Piceno si è’ ulteriormente evoluto e quindi possiamo dunque dire che anche il Piceno ha la sua popolazione. Per questo Rocca Madre scrive nelle etichette del suo pane, della sua pasta e dei suoli dolci, prodotti con farine bio dei suoi soci conferitori, “Miscuglio di Aleppo evoluto nel Piceno”.

Nel 2018 si apre infatti il nuovo cantiere “Comunità del Miscuglio di Aleppo evoluto nel Piceno”. Nel 2020 è nato il marchio “Miscuglio di Aleppo”, un marchio che permette di riconoscere i prodotti degli agricoltori impegnati a rispettare un rigoroso disciplinare di produzione.

“Quando la cooperativa mi ha contattato – ricorda Ceccarelli – credevano fortemente che il pane ottenuto dal Miscuglio di Aleppo potesse diventare il fiore all’occhiello di Rocca Madre. Pierluigi Valenti, il presidente, ha cominciato a coltivare questa popolazione nei suoi campi a Rubbianello (FM). Anna Monaldi a Monte Giberto (FM). Altri contadini nella zona di Ortezzano (FM). Enzo Malavolta a Massignano (FM)”.

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Miscuglio di Aleppo a Monte Giberto

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Miscuglio di Aleppo a Rubbianello

“Il loro pane, come già si era verificato in altre zone d’Italia, ha avuto un grande successo. Ha un profumo e un sapore straordinari, è molto digeribile e può essere mangiato anche da chi ha intolleranze alimentari.”

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Pane fatto con il miscuglio di Aleppo

“Con il passare del tempo, i nostri rapporti con Rocca Madre si sono consolidati. Ora io e Stefania Grando, mia moglie, siamo soci, siamo coinvolti nei loro progetti e partecipiamo volentieri ai loro eventi diffondendo le nostre esperienze, spiegando cos’è il miscuglio di Aleppo, la sua storia e quali sono i vantaggi”.

“Tra l’altro molto probabilmente nel Piceno si formerà una nuova popolazione. Stiamo discutendo se mutare il nome “Miscuglio di Aleppo che si è evoluto nel Piceno” in “Popolazione del Piceno”. Rende maggiormente l’idea di dove questa popolazione si sia evoluta ed evidenziare il legame con il territorio. Un concetto che a Rocca Madre piace molto.”

La loro sede

Il centro progettuale delle loro azioni comunitarie è il locale di Pedaso. Sede di attività diversificate: stoccaggio, distribuzione dei prodotti ai soci, laboratorio di panificazione, luogo di educazione alimentare, ma anche luogo conviviale che accoglie giovani desiderosi di realizzare progetti di filiera. “Nel nostro laboratorio di Pedaso, realizziamo pane di miscuglio di Aleppo, pasta (tra cui quella Senatore Cappelli) e dolci del miscuglio d’orzo” ci mostra Olimpia.

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Possiamo quindi definirla una filiera interna cortissima. “Inoltre, i nostri soci conferitori ci concedono vino biologico e vino vegano, legumi di vario genere, olio, farina di mais e verdura (una volta alla settimana). Tutti prodotti coltivati in maniera biologica e nel rispetto della biodiversità. Il nostro circuito si compone anche di collaborazioni con realtà italiane e marchigiane per la fornitura di cioccolata, tonno, arance e marroni”.

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Semi di futuro

La cooperativa agricola di comunità si sta impegnando anche per sostenere i piccoli borghi delle aree interne che rischiano lo spopolamento e l’abbandono. Sono un grande patrimonio di bellezza e di storia del nostro territorio. “Abbiamo recentemente attivato una relazione continuativa con il Comune di Montedinove che si rivela sempre molto sensibile e disponibile” riconosce Olimpia. “Vorremmo costituire una certificazione di qualità della Mela Rosa dei Sibillini, vorremmo portare avanti delle sperimentazioni sulla biodiversità con il recupero delle erbe selvatiche negli interfilari delle vigne, vorremmo qualificare la ristorazione locale con l’utilizzo di ingredienti biologici del territorio, favorire e sensibilizzare gli abitanti del territorio dal punto di vista alimentare, fare tutta una serie di azioni che in qualche modo possano riattivare anche la piccola economia locale. Cercare quindi di attivare processi virtuosi di trasformazione, lenta ma comunque attiva”.

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ROCCA MADRE

Via Ugo La Malfa 24/26, Pedaso (FM)

info@roccamadre.it

+39 371 3213 307