Immersa nelle caratteristiche colline di Massignano (AP), a pochi chilometri dal litorale adriatico, sorge una piccola azienda agricola biologica di 3,5 ettari (certificata da “Suolo e Salute”) con vista mare mozzafiato. In questa azienda non si utilizzano combustibili fossili, si pratica agricoltura biologica, gli attrezzi agricoli sono rigorosamente elettrici e l’energia consumata proviene dal loro impianto fotovoltaico. Benvenuti a “Bio-Blu”!
Le loro attività sono indirizzate verso colture in stretto rapporto con il territorio, con le tradizioni e con i cicli stagionali della natura. Oltre alla lavanda, si coltivano piante aromatiche e officinali, grani antichi (Senatore Cappelli, Iervicella e miscuglio Ceccarelli) e ortaggi.
Abbiamo conosciuto Nicolò e Teresa, i gentili e accoglienti titolari di “Bio-Blu”, che ci hanno raccontato la loro storia. Abbandonano la frenesia di Milano per trasferirsi nella campagna massignanese e conquistare un ritmo di vita più naturale, vicino al mare, in un ambiente sano e tranquillo.
La coltivazione di lavanda e le sue proprietà
A giugno, i loro campi si tingono di innumerevoli sfumature, dal rosaceo al lilla, ed il profumo della fioritura di lavanda inebria il territorio creando un’atmosfera unica. Sulla scelta della lavanda, commentano: «I numerosi viaggi in Provenza ci hanno fatto conoscere una realtà fatta di profumi e colori che nella nostra vita di tutti i giorni non c’erano e che ci ha conquistato! Coltivare la lavanda ci è sembrata la scelta migliore fin dall’inizio».
Il lavandeto comprende circa 4.000 piante di lavanda su 0,7 ettari. Abbiamo quattro varietà: la lavandula angustifolia (o lavanda vera) e tre ibridi, di cui uno francese (Grossò) e due selezionati intorno al 1960 a Casole Valsenio (RA) dal professore Augusto Rinaldi Ceroni, definito il padre della lavanda italiana, pioniere dell’erboristeria e botanico.
La lavanda, o meglio, l’olio essenziale che i suoi fiori contengono, è costituito da circa un centinaio di molecole che svolgono azioni diverse regalandogli molteplici proprietà. Quella più conosciuta e apprezzata è sicuramente il profumo. Può diffondersi in un qualsiasi ambiente stimolando piacevolmente le nostre papille olfattive oppure può diventare un profumo-persona se applicato su un indumento. Poche gocce nei cassetti dell’armadio, oltre a profumare, allontanano tarme e insetti vari.
E’ calmante e rilassante. Due gocce sul cuscino aiutano ad addormentarsi più facilmente. Diluito nella corretta percentuale (circa il 2%) in altri oli vegetali, è molto apprezzato per fare massaggi. Ha una potente azione battericida, antimicotica e antinfiammatoria. Può essere usato per allontanare i fastidiosi insetti primaverili ed estivi come ad esempio le zanzare oppure per lenire il gonfiore e il prurito di una puntura.

Prodotti Bio-Blu
«Dalla distillazione dei fiori, in corrente di vapore, otteniamo le materie prime della trasformazione: l’olio essenziale e l’acqua di lavanda (o idrolato)» raccontano Nicolò e Teresa. «Aggiungendo i fiori a questi due prodotti otteniamo le saponette. Con i fiori facciamo anche i sacchettini profumati per armadi e cassetti. Da quest’anno, con i fiori essiccati e sterilizzati facciamo i frollini alla lavanda».
Come avvengono i processi produttivi? «Nel periodo estivo, prima della fine della fioritura, raccogliamo le spighe di lavanda per produrre l’olio essenziale con il distillatore progettato e costruito da noi. Mettiamo i fiori appena tagliati in un cilindro d’acciaio attraverso il quale passa il vapore a 100 °C. I principi attivi contenuti nei calici delle infiorescenze vengono così trasportati nel condensatore dove tornano allo stato liquido sotto forma di olio essenziale e acqua di lavanda. Questi si separano poi naturalmente grazie alla loro diversa densità».




Effetti dei cambiamenti climatici
«Nella nostra attività, come in tutte le altre aziende agricole – proseguono Nicolò e Teresa – l’effetto più importante dovuto ai cambiamenti climatici è il perdurare della siccità in primavera-estate per un periodo molto più lungo rispetto al passato. A questo proposito si è rivelata giusta la scelta, fatta circa dieci anni fa, di costruire grandi vasche di accumulo di acqua piovana che ci permettono di raccogliere le piogge dell’autunno-inverno per utilizzarle nel periodo estivo.
«Per noi, la sostenibilità ambientale passa innanzitutto attraverso la messa al bando dei combustibili fossili e la salvaguardia degli insetti, in modo particolare di quelli impollinatori, perché negli ultimi 20 anni oltre il 50% di essi sono stati sterminati da un uso criminale dei pesticidi e delle sostanze chimiche di sintesi».
«Siamo convinti che bisogna mettere in campo tutte le tecniche e tutti i saperi per invertire la tendenza. Abbiamo bisogno di una “nuova” agricoltura che sappia rigenerare i terreni e migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua, elementi essenziali per produrre un cibo sano. Gli agricoltori e i consumatori dovrebbero essere alleati in questa grande battaglia».

Az. Agr. BIO-BLU
Contrada Marezi, 41 – MASSIGNANO (AP)
+39 347 1477072
biosblu@gmail.com
Nicolò: «Sprechiamo l’energia che arriva da fonti rinnovabili»
Concludiamo riportando l’integrale testimonianza di Nicolò Spinicchia di Bio-Blu, il suo personale punto di vista riguardo l’attuale situazione energetica del nostro Paese.
«Il grave ritardo che il nostro paese ha accumulato nel settore delle energie rinnovabili è frutto di scelte sbagliate compiute negli ultimi decenni ma anche dell’indifferenza dei cittadini e della politica agli appelli che, da oltre un quarto di secolo, gli scienziati di tutto il mondo lanciano sull’approssimarsi dei cambiamenti climatici. Aver descritto con largo anticipo e nei minimi particolari le disastrose conseguenze che stiamo vivendo non è bastato. Oggi, per fortuna, viviamo una nuova consapevolezza e il passaggio alle energie rinnovabili è ormai entrato nel modo di sentire comune. Nonostante ciò a mio avviso ancora non basta, la strada è lunga e piena di ostacoli.
Vorrei partire dal mio caso particolare per poi fare alcune considerazioni sulla distanza tra le dichiarazioni e le sacrosante decisioni della politica per attuare la transizione energetica e lo stato delle reti locali che dovrebbero distribuire ai cittadini la tanto attesa energia da fonti rinnovabili.
Dopo un lavoro preparatorio di circa 2 anni (richiesta al gestore di rete di allaccio di una nuova abitazione, scavi e posa in opera dei cavi elettrici e del nuovo contatore), finalmente il mio impianto fotovoltaico di 4 kW è stato installato e attivato a fine novembre 2021. Ho atteso questo momento con una piccola punta di orgoglio: un po’ perché mi rendevo indipendente dai combustibili fossili utilizzando l’energia autoprodotta e un po’ perché aiutavo il mio Paese a liberarsi dalla dipendenza del gas relativamente ai miei consumi. Nessuno però degli organi competenti si è preoccupato di verificare che l’allaccio di una nuova abitazione fosse compatibile con le potenzialità o con le caratteristiche della cabina elettrica posta a poche centinaia di metri o della linea elettrica attraverso cui prelevo corrente o immetto l’energia elettrica in eccesso prodotta dal mio impianto fotovoltaico. Come se un idraulico dopo aver completato l’impianto idrico di casa lo consegna al cliente senza controllarne il funzionamento. Mi sono accorto molto presto che qualcosa non andava. La tensione in casa andava da 170 Volt (quando in inverno avevo un forte consumo di elettricità) a 260 Volt quando non c’erano prelievi di corrente e il sole splendeva. Gli sbalzi di tensione, oltre i limiti di legge, comportano un forte stress per tutti gli elettrodomestici e un possibile danno per quelli più sensibili a tali variazioni (la fine di un mio computer che rimaneva acceso per molto tempo potrebbe avere avuto proprio questa causa).
Per evitare ciò, sono stato costretto in pieno inverno a spegnere in molte occasioni l’impianto di riscaldamento, a non usare il forno o a ridurre notevolmente la temperatura dell’acqua calda sanitaria, con le conseguenze che si possono immaginare. Da fine febbraio invece, quando il fotovoltaico raggiungeva la potenza di circa 2,0/2,5 kW, il problema era inverso. Per non far aumentare in modo eccessivo la tensione in casa e non far andare in blocco l’inverter, sono stato costretto ad accendere l’impianto di raffreddamento o altri elettrodomestici, non necessari, e quindi sprecare l’energia prodotta dal fotovoltaico.
Alla luce di questi fatti (il mio caso non è certo l’unico ma è comune a migliaia o centinaia di migliaia di altre famiglie e di altri impianti), la tanto sbandierata quanto necessaria transizione energetica ed ecologica sembra essere un gigante con i piedi di argilla, dove i “piedi di argilla” sono le reti locali e in modo particolare quelle in ambito agricolo. Cercando di quantificare lo spreco, considerando il funzionamento dell’impianto di raffreddamento per circa 6 ore al giorno (che non avrei acceso perché non necessario) e tenendo conto di una potenza media sprecata di 2,5 kW, si ottiene un consumo di 15 kWh/giorno. Moltiplicando quest’ultimo valore per 100 giorni si ottiene un valore di circa 1500 kWh. Questo valore rappresenta il consumo medio di 1 anno di una famiglia di 2 persone che non hanno il climatizzatore ma hanno Tv, scaldabagno elettrico, computer, lavatrice, lavastoviglie e frigo. In conclusione, io ho sprecato in poco più di 3 mesi quello che un’ipotetica famiglia di 2 persone consumerebbe in 1 anno.
In passato la stragrande maggioranza della popolazione pensava che il passaggio alle rinnovabili fosse “facoltativo” perché a subirne le conseguenze sarebbero state le generazioni successive. Oggi, con la carenza o con la possibile mancanza del gas russo, la transizione è “obbligatoria” per tutti, in modo particolare per gli enti o le amministrazioni che si occupano della produzione e del trasporto dell’energia, ai quali non dovrebbero essere più permesse inefficienze o inadempienze del tipo di quelle descritte.
Fa bene il governo a fare piani ambiziosi sulle rinnovabili, infatti sono previsti 70 GW di nuovi impianti entro il 2030, quasi 8 GW ogni anno per raggiungere l’obbiettivo. Nel 2021 però ne sono stati installati solamente 1,35 GW. Ce la faremo? Sicuramente sarebbe altrettanto utile concentrarsi nel ridurre drasticamente gli sprechi, adeguando le reti alle nuove esigenze. Riempire un secchio con tanti buchi è un’impresa impossibile oltre che dispendiosa e antieconomica. Ce la faremo?