Il riciclo dei materiali di scarto è diventato un’importante pratica sostenibile nel settore del design, dando vita a creazioni uniche ed esclusive. Nella storia che vi stiamo per raccontare scopriremo come Be-ars, un laboratorio di creatività sostenibile dove prendono vita oggetti di design, arredi e complementi, ha abbracciato la sfida di trasformare scarti in opere d’arte.

La storia di Be-ars: come nasce l’idea

Tutto ha inizio dall’inventiva di Beatrice Donati di Caldarola (MC), che ha sempre avuto una passione per il design e il desiderio di creare ciò di cui ha bisogno.

«Sono cresciuta con l’odore della pelle. Mio nonno aveva un calzaturificio e quando ero piccola giocavo in fabbrica e a casa con la pelle e con le scarpe. Pian piano mi sono resa conto anche di quanti rifiuti di qualità venivano scartati» ci spiega Beatrice. In questi materiali di pregio destinati alla discarica, Beatrice vedeva una preziosa risorsa da riutilizzare.

Dopo aver studiato design presso l’Università degli Studi di Firenze, studia le quantità di scarti provenienti da calzaturifici e pelletterie del territorio del distretto calzaturiero del maceratese lavorando alla tesi di laurea. Decide così di realizzare il suo sogno fondando un’azienda dove poter esprimere tutta la sua creatività e passione.

Nasce Be-ars, da “bea + ars = artigianato”. «Probabilmente la passione per l’eco-design mi è stata tramandata, nel senso che sono cresciuta in una famiglia e un ambiente in cui mettere da parte è una prassi quindi riutilizzare cose vecchie è la normalità, a partire dalle molliche del pane per le galline fino ad arrivare ai vestiti di un fratello più grande che passano ad un fratello più piccolo».

Non aspira solo a creare pezzi di design unici, ma anche a contribuire alla sostenibilità ambientale. Non ha la pretesa di risolvere completamente il problema dei rifiuti, ma si impegna a dare una destinazione alternativa agli scarti, evitando la discarica e promuovendo il riciclo creativo. Ogni pezzo è unico, frutto del lavoro di mani, testa e cuore e racconta un tessuto produttivo fatto di saperi ed abilità manuali proprie del Made in Italy.

L’arte di trasformare gli scarti in opere d’arte

«I materiali utilizzati sono naturali. La forma da cui ho tratto ispirazione all’inizio erano proprio le colline che caratterizzano il nostro territorio. Quando prendo un groppone di pelle o un altro scarto, mi viene in mente cosa poterci fare» ci svela Beatrice. La pelle è il materiale che contraddistingue l’azienda, ma in realtà vengono utilizzati anche altri materiali e tra questi il suo preferito sono le bustine del tea!

Con il talento e l’estro come motore propulsore, inizia a sperimentare diverse tecniche per dare nuova vita agli scarti. Tra queste, la pressatura dei cascami di pelle derivanti dal taglio, l’intreccio per creare cesti e la cucitura su sé stessi dei gropponi risultanti dal taglio laser per ottenere lampade uniche.

Da questa visione sostenibile, sono nati tre prototipi: la lampada Caligola, la seduta Sella e il cesto Crispino. Ogni creazione è frutto di lavoro artigianale, unendo tradizione e innovazione tecnologica.

Le sfide di un’impresa sostenibile

La strada verso il successo non è stata priva di ostacoli. La difficoltà principale è stata convincere coloro che hanno sostenuto il progetto di Be-ars, ma la perseveranza di Beatrice ha portato a risultati sorprendenti.

Nel 2013 ha ricevuto il premio “Ridurre si può nelle Marche” di Legambiente. Ha inoltre esposto le sue opere a Ecomondo a Rimini nel 2013 grazie anche al COSMARI, all’Istituto europeo del design di Firenze nel 2014, al Fuori Salone durante il Salone del Mobile di Milano nel 2015 e al Maker Faire di Rimini a novembre 2015. Ad aprile 2016 la poltrona Sella ha vinto un premio al concorso “Opere d’arte per la tutela ambientale” promosso dalla Fondazione Pescarabruzzo.

Inoltre in altre occasioni, mostre ed eventi più “piccoli” e locali. Ad esempio, il Veregra Street nel 2012 e durante Symbola a Treia nel 2015.

«Poi il terremoto del 2016 ha duramente colpito l’attività danneggiando il laboratorio che si trovava nella piazza di Caldarola, rendendolo inagibile e interrompendo contatti e consegne. In quel laboratorio avevo messo tutta l’anima e lo avevo costruito con le mie mani» ricorda Beatrice. «L’attesa di una nuova collocazione si è intrecciata con l’attesa di mia figlia. Nel 2017 nasce Emma. Ogni giorno, affronto le sfide di conciliare i mille impegni, di re-imparare la bellezza della curiosità, della scoperta e del gioco, di rialzarsi dopo le difficoltà, di andare avanti, perché è questo l’obiettivo di una imprenditrice donna».

Il sogno di una filiera del riciclo per la pelle

Il sogno più grande di Beatrice è favorire la nascita di una filiera per il recupero della pelle, simile a quelle del legno, carta e vetro, incoraggiata da un cambiamento nella normativa sulla gestione dei rifiuti. Tutti i rifiuti provenienti dalla lavorazione di pelli, pellicce e industria tessile, infatti, sono quantificati e smaltiti allo stesso modo e l’esonero per le piccole aziende dalla dichiarazione dei rifiuti prodotti e la possibilità di conferirli direttamente nella raccolta indifferenziata urbana. Il suo obiettivo è ridurre ulteriormente l’impatto ambientale, rafforzando l’impegno per un futuro sostenibile.

Con dedizione, Beatrice vuole dimostrare che lavorare con le proprie mani, rispettando tradizione e ambiente, è possibile senza dover andare lontano. «Be-ars – ci racconta – è un laboratorio legato al territorio per due ragioni: dare un segno visibile di quanto è bello lavorare con le proprie mani, che è possibile farlo senza andare lontano e che le tradizioni possono convivere e implementare la modernità». La sua missione è promuovere l’innovazione sostenibile, unendo l’unicità della sapienza artigianale a moderne tecniche di progettazione e produzione.

In un mondo sempre più sensibile alle tematiche ecologiche, Be-ars è un esempio di come il design e la sostenibilità possano andare di pari passo, dimostrando che ogni pezzo può raccontare una storia unica, fatta di amore e rispetto per l’ambiente.

be-ars