Si è discusso molto della relazione tra Coronavirus e ambiente. Quel momento in cui un virus passa dal suo «ospite» non umano (un animale) al primo «ospite» umano, il cosiddetto spillover, potrebbe essere attribuibile allo sfruttamento delle risorse del Pianeta. Ma cosa ci dice la Terra? Siamo realmente capaci di ascoltarla e di cambiare le nostre abitudini?

In occasione dei 50 anni della Giornata della Terra (Earth Day), National Geographic ha organizzato una maratona live streaming composta da 17 panels, 6 moderatori, 28 ospiti per un totale di 7 ore di diretta non-stop. Questa ci ha fornito degli ottimi spunti di riflessione.

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RELAZIONE PSICOLOGICA TRA UOMO E AMBIENTE

Oggi la Terra è ferita. La pandemia che stiamo vivendo è una mostra dello sfruttamento delle attività umane. Cambiamenti climatici, riscaldamento globale, deforestazione, scioglimento dei ghiacciai, estinzione di numerose specie animali sono solo alcuni esempi del “peso” che hanno le attività antropiche sul nostro Pianeta. Non a caso, infatti, l’attuale Era Geologica viene definita “antropocene“, “l’era dell’uomo”, ovvero una fase caratterizzata dall’impronta dell’essere umano sull’ecosistema globale.

La “relazione psicologica tra uomo e ambiente” è il tema sul quale si è soffermato Miguel Benasayag (filosofo e psicanalista argentino). Gli esseri umani, come diceva Cartesio, si credono padroni e possessori della natura. Hanno, nei suoi confronti, un’atteggiamento virile e conquistatore. Una cultura che rappresenta, in un certo senso, la necessità di trovare costantemente un “nemico” fuori di noi.

Questo modo di vivere, di mangiare, di consumare e di utilizzare il nostro Pianeta è insostenibile. Ora è importante sviluppare una responsabilità totale di ogni gesto che ci contraddistingue. Prendere coscienza della fragilità della vita. Capire che noi umani non siamo fuori dal sistema terrestre e che questo è il nostro Mondo. E’ ora di agire. Noi siamo la natura.

LA RIPARTENZA

Come ci comporteremo durante la fase della “ripartenza” non possiamo prevederlo. Mario Tozzi (Geologo e divulgatore scientifico) sostiene: “Dobbiamo fare tesoro di quello che abbiamo imparato, cioè che la vita sulla Terra è fatta di tantissimi viventi che non sono umani. Se riusciamo anche a riconoscere che la responsabilità è in parte nostra, come lo è, allora abbiamo già fatto un passo avanti. Se, inoltre, ci rendiamo conto che questa forzata quarantena ci ha mostrato che fuori dalle nostre case c’è una natura che esplode, un’aria che si pulisce, un’acqua che diventa più pulita, forse abbiamo vicino un’altro modello di sviluppo che risulta migliore di quello che abbiamo”.

La normalità che avevamo prima della pandemia ci stava portando alla fine delle risorse, all’impoverimento della ricchezza della vita con tante estinzioni. “Come se l’uomo fosse al vertice di una piramide su cui nessuno ha messo e pensiamo di poter vivere da soli” aggiunge Tozzi. “Ma senza il resto dei viventi, non c’è nemmeno l’uomo. Senza biosfera sana, non c’è nemmeno un’economia sana. Questo è il momento di riconvertire i nostri sistemi produttivi”.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) sta studiando la relazione tra pandemia e ambiente e la relazione tra tasso di inquinamento e mortalità. Nelle zone più inquinate, come la Pianura Padana (il posto più inquinato d’Europa) e la Cina, il virus si è diffuso e si attesta un tasso di mortalità più alto. Per analizzare il fenomeno, hanno messo in relazione i picchi di concentrazione nell’atmosfera delle polveri sottili con quelli registrati due settimane dopo i picchi di contagio. Secondo il geologo Tozzi: “l’innesco del virus deriva dalla deforestazione. L’inquinamento comporta una massiccia diffusione. Sono due cause umane”.

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SPILLOVER: UOMINI E VIRUS

Dieci anni fa gli esperti avvertivano: “attenzione, la prossima grande pandemia verrà causata da un virus che arriverà da un animale selvatico, forse un pipistrello, e forse in Cina, luogo in cui gli animali selvatici vengono venduti come cibo”.

Negli ultimi sessant’anni i salti di specie sembrano essere più frequenti ora ripetto al passato. Perchè? Probabilmente perchè ci sono più umani rispetto al passato. Stiamo alterando il mondo naturale più del passato. Siamo più connessi rispetto al passato. Questo comporta maggiore spillover rispetto al passato e ad una maggiore probabilità che lo spillover diventi un’epidemia o una pandemia.

L’attuale pandemia era molto prevedibile e, in futuro, saremo chiamati ad affrontare altre sfide simili.

Se vuoi approfondire il tema, ti consigliamo di leggere il libro “Spillover” di David Quammen.

 

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