Amante della natura e dello sport, biologo della fauna selvatica, insegnante di scienze naturali e giocatore di pallavolo. Potrebbe essere questa la carta d’identità che presenti David Fiacchini. Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Camerino ed esperto di erpetologia, insegna scienze naturali all’Istituto Da Vinci di Civitanova. Oltre alla tutela della biodiversità e della natura, segue anche tematiche quali ecologia domestica, risparmio energetico ed alimentazione. Conosciamolo meglio!
Come nasce la tua sensibilità nei confronti della biodiversità e degli animali a torto considerati “minori”?
L’attenzione alla cosiddetta “piccola fauna” (animali di piccole dimensioni come rane, rospi, serpenti ma anche ricci, scoiattoli, arvicole…) nasce quando ho iniziato a frequentare l’università, approfondendo discipline quali Zoologia, Etologia, Anatomia comparata. Proprio in quegli anni mi sono avvicinato al mondo delle associazioni ambientaliste, diventando referente locale di un Gruppo Attivo del WWF. Nell’organizzare incontri divulgativi e serate di approfondimento, ho avuto modo di conoscere due persone che considero i miei “mentori”: il prof. Mauro Furlani (biologo e docente Scienze naturali) grande conoscitore della fauna marchigiana, e il dr. Vincenzo Ferri (naturalista ed erpetologo lombardo), che già verso la fine del 1980 aveva lanciato le prime campagne di salvataggio di piccoli animali le cui rotte di migrazione incrociavano strade trafficate. Insomma, grazie alla passione innata per la natura, che ho ereditato dai miei genitori e, soprattutto, dal mio nonno paterno, la frequentazione dei corsi universitari e l’esempio di Furlani e Ferri, ho iniziato ad interessarmi di animali a torto considerati “minori”, proprio come Anfibi e Rettili.
Quali sono le iniziative di tutela della “piccola fauna” messe in campo finora?
Sul piano nazionale ci sono diverse iniziative portate avanti da Enti Parco e associazioni naturalistiche. Ricordo, tra le altre, il Centro Emys di Albenga e a livello regionale, nelle Marche abbiamo cercato di portare all’attenzione della politica l’assenza di una norma a tutela di questi animali. Siamo il fanalino di coda, visto che quasi tutte le altre regioni italiane hanno una legge di protezione della piccola fauna. Siamo arrivati ad un passo dall’approvazione, speriamo di riuscire a festeggiare questo primo passo per dare “dignità” a specie animali tra le più rare e minacciate non solo nelle Marche ma in tutto il loro areale di distribuzione.
Sono state organizzate, in questi anni, diverse iniziative divulgative per la piccola fauna: incontri aperti al pubblico, passeggiate alla scoperta di habitat e specie di interesse conservazionistico, progetti di educazione ambientale per le scuole, uscite finalizzate alla raccolta dati per produrre atlanti distributivi. Le forze in campo sono poche, quindi non si è riusciti a dare la giusta continuità alle varie iniziative.
Negli ultimi tre anni, però, proprio per dare maggior impulso a queste e ad altre iniziative, è stata fondata la sezione umbro-marchigiana della Societas Herpetologica Italica, associazione scientifica il cui scopo principale è proprio quello di promuovere la ricerca e le iniziative di tutela e di divulgazione per Anfibi e Rettili.
Quali sono stati i progetti portati avanti in questi anni?
Per la “piccola fauna” ci sono molti piccoli progetti realizzati in questi ultimi anni. Uno dei più recenti riguarda il Rospo smeraldino, un bellissimo anfibio anuro che nelle Marche è presente solo in poche località per lo più costiere e planiziali. In collaborazione con la Riserva naturale regionale “Ripa Bianca” di Jesi, gestita dal WWF, e con l’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e di ISPRA, abbiamo operato un progetto triennale di reintroduzione negli ambienti umidi dell’area protetta. Assieme al collega Christian Cavalieri, con tutte le accortezze del caso (in particolare per evitare problemi sanitari agli animali) sono stati prelevati da ambienti a rischio di prosciugamento alcune decine di girini, trasferiti poi in vasche protette allestite nella Riserva di Ripa Bianca dove, terminata la metamorfosi, i piccoli rospetti hanno avuto la possibilità di diffondersi liberamente nelle limitrofe aree umide.


Un progetto nato alcuni anni fa, e tutt’ora operativo grazie agli attivisti dell’associazione La Lupus in Fabula, ha riguardato l’allestimento di barriere di protezione e di un tunnel sottostradale lungo una strada provinciale che attraversa una vallata del Monte Nerone (nel pesarese), per favorire le migrazioni riproduttive della Salamandrina di Savi, un piccolo anfibio anuro che può essere considerato quale ottimo bio-indicatore dello stato di salute degli ecosistemi forestali e delle sorgenti pedemontane. Grazie agli interventi messi in atto le salamandrine, a rischio di investimento, hanno maggiori possibilità di completare in sicurezza gli spostamenti: per quell’area servirebbe un intervento risolutivo, a cura dell’Amministrazione Provinciale proprietaria della strada, perché non sarà possibile far conto sempre e soltanto sull’impagabile impegno dei volontari.

Si è tenuto sabato 08 ottobre “Insieme per Cluana Urban Nature”. Come nasce questo progetto di piantumazione, in cosa consiste e quali sono stati i risultati raggiunti?
Il progetto nasce nel 2018 come iniziativa didattica e divulgativa per (e con) gli alunni e le alunne del “mio” liceo. Abbiamo la fortuna, come scuola, di avere un bel cortile: l’idea di fondo è quella di utilizzare gli spazi esterni alla tradizionale aula quale finestra sul mondo della natura e laboratorio di ecologia/biologia applicata, studiando la biodiversità su scala locale e migliorando dal punto di vista naturalistico il giardino stesso (con interventi di piantumazione, sistemazione di cassette-nido per uccelli insettivori, bat-box per pipistrelli e rifugi per insetti impollinatori).
Il progetto è stato ribattezzato “Cluana Urban Nature” (Cluana è l’antico idronimo di un piccolo nucleo abitato fondato in epoca pre-romana, circa VIII° secolo a.C., che diede poi origine a quella che attorno all’anno 1000 prese di il nome di “Civitate Nova”, l’odierna Civitanova Marche), abbiamo aperto un blog e le varie iniziative svolte fino allo scorso week-end e quelle in cantiere sono state co-progettate con le classi che si sono succedute negli anni. La “bontà” del nostro progetto ci ha permesso di vincere l’edizione 2020 del premio nazionale “Urban Nature”, organizzato dal WWF Italia, e il bando di concorso del Ministero dell’Istruzione per il sostegno alla transizione ecologica nelle scuole (A.S. 2021/22).
Attualmente abbiamo una settantina di piante messe a dimora (tra aceri, roverelle, ornielli, biancospini, corbezzoli, lecci, tamerici e tante altre), 5 cassette nido, 2 bat-box e 2 “bees&bugs” hotel. Abbiamo progettato una bacheca, 12 tavole botaniche e 5 tabelle che indicano i punti di interesse lungo quello che diventerà un “percorso naturalistico” attraverso il giardino della nostra scuola: nella primavera 2023 dovremmo completare la prima parte di questo percorso.





Progetti futuri?
Sicuramente proseguire con le iniziative divulgative pro-piccola fauna, organizzando mostre ed eventi aperti al pubblico. Un progetto più ambizioso è quello che porta alla realizzazione di un “Atlante di distribuzione di Anfibi e Rettili delle Marche” (un database regionale e una pubblicazione divulgativa) per dare un contributo ancora più tangibile per la conoscenza e per la tutela di questi animali.
Sarebbe importante, poi, che nella programmazione dei fondi all’interno di piani regionali e nazionali, quali, ad esempio, PSR e PNRR, venissero promosse azioni volte alla creazione di habitat per la piccola fauna (come muretti a secco, siepi, stagni, fasce ripariali, ecc.): anche su questo ci stiamo muovendo, ma non sempre si riesce ad essere incisivi e determinanti.
C’è poi un piccolo-grande sogno, che vede coinvolti molti studenti e molte studentesse del liceo civitanovese dove lavoro: quello di realizzare un “parco scientifico-culturale” nell’area incolta posta di fronte alla nostra scuola, in via Mandela. L’idea è quella di realizzare non solo un “bosco urbano”, ma anche postazioni scientifiche dove poter osservare la natura, sperimentare e acquisire nuove conoscenze anche con attività ludiche e ricreative. Il progetto prevede anche il recupero della limitrofa casa colonica quale laboratorio di educazione ambientale (con percorso sensoriale, aule per microscopia, mostre didattiche e tanto altro).