“Nutrire il pianeta”: nel 2015 il tema dell’Expo di Milano rimbalzava di giornale in giornale, di persona in persona, riportando la tutela del suolo tra le grandi questioni ambientali di cui occuparsi. Senza il suolo, infatti, non può esserci cibo: il 95% del nostro consumo alimentare dipende da un sottile strato profondo da 30 a 100 cm nel quale sono racchiuse tutte le sostanze necessarie alla vita.

Eppure, nonostante il suolo sia una risorsa scarsa e non rinnovabile, il suo consumo non è assolutamente in linea con queste caratteristiche. In Italia, stando ad una ricerca del CRCS – Centro Ricerca sui Consumi di Suolo – i numeri di consumo sono allarmanti: basti pensare che, nel 2010, in Lombardia è stato urbanizzato ogni giorno un territorio di circa 117.000 m2, corrispondenti a 7 volte l’ampiezza di Piazza del Duomo a Milano.

Lo spiega molto chiaramente Paolo Pileri, docente ordinario di pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, che sottolinea il legame tra consumo delle risorse naturali e cultura sociale: “Il consumo di suolo, la negazione delle sue funzioni, lo svilimento della sua potenza sono tutte cose che avvengono prima di tutto nelle nostre teste e, immediatamente dopo, queste stesse mancanze diventano discorsi politici, azioni economiche, progetti irrispettosi, piani urbanistici. Se tutto ciò è debole o corrotto all’inizio, gli strumenti risulteranno altrettanto deboli e corrotti e quindi incapaci di rappresentare le sfide a cui siamo chiamati”.

L’intervento del prof. Pileri sembra profetizzare la decisione, ratificata mercoledì 23 luglio ma diffusa solo pochi giorni fa, del presidente del Brasile Michel Temer di deforestare circa 46.000 km2 di foresta amazzonica per favorire la ricerca di minerali e metalli preziosi. E mentre Temer giustifica la propria politica anti-ambientalista sostenendo che “la misura è diretta ad attrarre investimenti nel Paese e alla creazione di nuovi posti di lavoro”, l’Istituto di ricerca ambientale brasiliano, l’INPE, diffonde dati allarmanti sulla deforestazione della foresta amazzonica: 8000 km2 irrimediabilmente persi tra agosto 2015 e luglio 2016.

L’apertura della riserva di Renca alle compagnie straniere, concessa nuovamente dopo 33 anni di interdizione, torna ad accendere i riflettori sul fenomeno del landgrabbing, ovvero l’acquisto – a poco prezzo – di enormi appezzamenti di terra da parte di investitori stranieri a danno delle comunità locali che vedono inevitabilmente ridursi gli spazi necessari alla conduzione della propria attività agricola.

A mancare, spesso, sono leggi e piani normativi adeguati. Per questo il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano – sta promuovendo una petizione da presentare all’Unione Europea per chiedere norme specifiche per tutelare il suolo, bene comune fondamentale per la vita sulla terra. Oltre ad ospitare gran parte della biosfera, infatti, e a essere fonte di cibo, il suolo agisce come filtro e stoccaggio di acqua e carbonio, è presidio per la prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico ed è uno degli elementi fondamentali della nostra memoria storica e culturale.

La petizione “People4Soil”, sostenuta da più di 500 associazioni in tutta Europa, si propone di agire a difesa del suolo contro tutti gli agenti che lo minacciano, dall’impermeabilizzazione, la contaminazione e la perdita della biodiversità fino alla contaminazione e a frane e alluvioni. Per firmare e far sentire la propria voce basta collegarsi al sito del FAI e seguire le istruzioni di compilazione del modulo, attivo fino al 12 settembre. Fate presto!