Questa è la storia di Alice Vitelli e di suo fratello Gian Luca. Fin da piccoli, sono cresciuti tra scarpe e calzolai, respirando l’odore inconfondibile della pelle e osservando l’abilità artigianale dei loro genitori mentre plasmavano calzature conto terzi. Una produzione importante che ai tempi doveva rispondere ad una richiesta cospicua. Ma i loro cuori desideravano qualcosa di più. Nel 2009 fondano il brand La scarpetta di Venere con l’intento di portare avanti la tradizione di famiglia, di raccontare come viene creata una scarpa, ma non solo.
«Avevamo in mente una nuova idea di artigianato che fosse più attenta, più consapevole e più rispettosa – ci svela Alice – non più basata sulla quantità ma sul valore del prodotto. Produciamo meno, e meglio. Basti pensare che io e Gian Luca oggi, in un anno, produciamo quello che i nostri genitori producevano in 2 o 3 giorni di lavoro. Per noi il tempo è un valore importante che rispettiamo sia nella produzione, indubbiamente molto lenta e Slow, ma anche nel valore nel tempo della scarpa. I nostri prodotti nascono per durare nel tempo. Una scarpa di altissima qualità realizzata con materiali di altrettanta qualità, dura nel tempo».


Da artigiani innovativi e moderni, iniziano quindi a realizzare scarpe uniche artigianali, da uomo e da donna, in serie limitata, pregiate e fatte a mano. Il connubio perfetto tra estetica e etica. Sia nella produzione che nella distribuzione, hanno una filiera molto corta con fornitori che si trovano nel raggio di 30 Km dalla loro sede (Casette d’Ete – Fermo).
Nasce così il progetto Tinctoria che consiste nel tingere la pelle e le suole in cuoio con estratti di piante tintoree. «La reseda che ci offre dei gialli molto intensi e la utilizziamo solitamente per la collezione estiva, mentre grazie all’aggiunta di ferro si creano diverse sfumature di verde meravigliose» ci confida Alice, citando alcune delle piante tintoree adoperate. «La robbia, invece, ci restituisce delle tinture rosse, rosa salmone e cipria. Dal guado, infine, estraiamo un colore blue jeans. Tra l’altro sono tutte piante molto comuni. Questo progetto permette di evitare lo scarto della pelle, riutilizzandolo. La pelle è conciata al vegetale, non al cromo come solito usare nel processo industriale, con tannini naturali».


«Tinctoria è la nostra espressione di cambiamento, la nostra volontà di fare una produzione più consapevole e soprattutto di lasciare un’impronta in questo mondo della moda in cui sembra che tutto debba andare alla velocità della luce, che non abbia più un valore quello che si crea» conclude Alice. Tinctoria è un inno alla lentezza e alla diversità come forma più autentica di bellezza.

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