Le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto a livello globale, sui sistemi colturali italiani, saranno tanto più gravi quanto più gli stessi avverranno con rapidità ed imprevedibilità, mettendo a nudo la vulnerabilità intrinseca dei nostri agro-ecosistemi.

La scala dei fenomeni in atto, l’accelerazione dei cambiamenti climatici e la consistente e rapida variazione del clima, richiedono di indirizzare, in modo attivo e coordinato, le trasformazioni dei sistemi agricoli verso una minore vulnerabilità ed una maggiore resilienza.

I sistemi agricoli non si limitano a subire gli effetti diretti del cambiamento climatico, ma contribuiscono al rilascio di gas responsabili dell’effetto serra, aumentandone la concentrazione nell’atmosfera.

I sistemi di adattamento in agricoltura

Sviluppare ed applicare strategie di adattamento per ridurre o evitare gli effetti negativi del cambiamento climatico, rappresenta una delle sfide più importanti, irrinunciabili, del sistema produttivo agricolo.

Per questo è necessario investire nella ricerca e nell’acquisizione di nuove conoscenze. Gli agricoltori e le associazioni di categoria, infatti, devono essere informati sugli elementi di cambiamento dello scenario climatico nel quale hanno storicamente costruito la loro esperienza professionale.

Gli agricoltori in primis debbono acquisire elementi di conoscenza, ad esempio sulla fisiologia delle piante, la biologia dei parassiti, il loro riconoscimento, i principi ecologici di base che ne regolano la densità, i processi che stanno alla base dell’arricchimento o dell’impoverimento nutritivo dei suoli, le tecniche per difendere cosi come quelle per conservare i suoli e la loro fertilità.

Senza la consapevolezza delle condizioni verso le quali sta evolvendo l’instabilità meteorologica che prelude ai cambiamenti climatici, si potrebbe correre il rischio che gli agricoltori adottino soluzioni gestionali di respiro temporale sempre più breve, e di maggior impatto sulle risorse naturali meno tutelate o, per converso, abbandonino le aree più esposte all’instabilità favorendo i processi di degrado e desertificazione.

Inoltre, occorre adottare politiche e misure che facilitino le azioni di adattamento attraverso una forte partecipazione di tutte le componenti (agricoltori, decisori politici, istituzioni di ricerca, consumatori) coinvolte nel processo di produzione e consumo.

Le strategie di adattamento, quindi, non possono prescindere da un approccio “knowledge intensive” (conoscenza ad alta intensità). In quest’ottica i consumatori non sono solo i destinatari finali del sistema produttivo agroalimentare ma sono soggetti attivi e partecipi.

Le azioni di adattamento dovranno riguardare differenti livelli del sistema produttivo agricolo:

  • Livello strutturale: azioni per il miglioramento delle infrastrutture aziendali e del territorio;
  • Livello gestionale: azioni di pianificazione aziendale, innovazione e modernizzazione della gestione del territorio, diversificazione produttiva, strumenti di supporto alle decisioni, sistemi di “early warning” per eventi meteo estremi o attacchi di organismi patogeni;
  • Livello economico: revisione degli strumenti assicurativi di gestione del rischio.

I sistemi di mitigazione in agricoltura

Nello stesso tempo il settore della produzione primaria è chiamato a contribuire in modo sostanziale allo sforzo per la mitigazione. Questo vuol dire realizzare azioni in grado di limitare le emissioni e quindi l’accumulo di gas serra nella atmosfera, soprattutto in relazione ai gas climalteranti chiave per il settore agricolo, come il metano, il protossido di azoto e il biossido di carbonio.

Le azioni di mitigazione potenziali sono molteplici ma quelle principali possono essere sintetizzate in:

  • Diminuzione dei consumi energetici diretti ed indiretti;
  • Abbattimento delle emissioni di metano e di protossido di azoto prodotte dagli allevamenti e dalle pratiche di fertilizzazione;
  • Aumento della capacità di conservazione del carbonio negli agroecosistemi;
  • Integrazione e diffusione delle fonti di energia rinnovabile.

Il settore agricolo è costituito da migliaia di piccole aziende ed imprese. Nel complesso, tale settore sta innovando i sistemi produttivi con numerose installazioni di rinnovabili ed elevati investimenti nel settore dell’efficienza energetica. Dai più semplici impianti fotovoltaici ai più complessi impianti di digestione anaerobica che contribuiscono alla chiusura dei cicli valorizzando scarti e reflui di processo attraverso il razionale impiego del digestato come ammendante.

L’energia ha assunto un nuovo peso nelle scelte strategiche aziendali. E’ stata in parte motore di innovazione. Circa il 15% del fotovoltaico installato in Italia è di competenza di aziende agricole.

 

Fonte: “La relazione cambiamenti climatici e sistema agricolo: tra adattamento e mitigazione” di Maurizio Calvitti, Nicola Colonna e Massimo Iannetta, ENEA

 

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