Forti e imponenti, ma allo stesso tempo fragili. Le catene montuose stanno sensibilmente reagendo al cambiamento climatico e l’uomo è parte del problema. Hai mai riflettuto sugli effetti delle nostre azioni su tale ecosistema? La sfida odierna di chi pratica sport in montagna è quella di rendere l’interazione con essa più ecologica e socialmente consapevole. A fronte delle principali minacce, daremo qualche suggerimento per ristabilire un rapporto rispettoso con la natura e un uso consapevole delle nostre risorse.

Innalzamento delle temperature globali

L’aumento della temperatura nelle regioni di alta montagna è due volte più alto rispetto a quello delle altitudini più basse. Rispetto agli anni novanta, i tassi di perdita di massa dei ghiacciai globali sono all’incirca raddoppiati. Se il permafrost, ossia il terreno permanentemente ghiacciato in alta montagna, inizia a scongelarsi, l’interno della montagna perde la sua coesione e diventa instabile. Colate detritiche, frane, cadute di massi, forti precipitazioni e periodi di siccità sono solo alcune delle conseguenze.

Inoltre, le foreste di alta montagna stanno rapidamente perdendo terreno ricco di humus. Questo è composto per il 58% di carbonio. Di conseguenza, anche la capacità di immagazzinare Co2 sta diminuendo.

Mobilità

Solitamente, sulla strada per raggiungere la montagna, lasciamo delle tracce inquinanti spostandoci in macchina ed emettendo Co2. Inoltre, attraverso l’abrasione dei pneumatici, vengono rilasciate nell’ambiente migliaia di tonnellate di microparticelle di plastica ogni anno.

Quali possono essere nuove soluzioni per ridurre la propria impronta ecologica? Viaggiare in treno e in bicicletta; spostarsi con il car sharing, carpooling e mezzi di trasporto pubblico.

Anche se l’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre al minimo le emissioni, puoi anche compensarle ovvero fare una donazione per sostenere l’espansione delle energie rinnovabili o progetti di riforestazione.

Plastic Free

  • Evita il monouso e l’usa e getta. Metti nello zaino una bottiglia riutilizzabile e gli spuntini in un contenitore o avvolti in un involucro di cera d’api.
  • Evita l’ora di punta. Scegli orari meno affollati per spostarti in montagna come la mattina presto o durante la settimana. Inoltre, è importante rispettare i momenti di riposo degli animali, di conseguenza quando si fa buio non è il caso di andare in montagna o nei boschi.
  • Evita le montagne più frequentate e i posti più conosciuti. Le montagne meno note sono spesso le più interessanti.
  • Non limitarti a portare i tuoi rifiuti a valle ma raccogli lungo la strada anche le cose che gli altri sembrano aver dimenticato.
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Soggiorno sostenibile e socialmente compatibile

Mentre alcune regioni di montagna sono stremate dall’afflusso e da decenni di turismo di massa, altre cercano di contrastare l’esodo attraverso il turismo sostenibile. Ne sono un esempio gli alberghi diffusi, ossia “strutture alberghiere” distribuite in edifici di tutto il paese. In questo modo, si preserva e si fa rivivere la parte antica e si integra l’ospite negli eventi locali.

Sono degni di nota anche gli hotel bio: prodotti biologici al 100%, energia efficiente, prodotti ecologici per la pulizia, cosmetici ecologici, positività climatica, salvaguardia degli animali ed economia basata sul bene comune.

Alcuni suggerimenti:

  • Scegli bene la struttura dove dormire, non necessariamente in base al budget. Prediligi soluzioni che puntano sulla sostenibilità (dall’elettricità pulita ai prodotti regionali a colazione).
  • Autosufficienza non significa necessariamente sostenibilità. Se viaggi in autobus o camper, non comprare il cibo al supermercato ma sostieni gli abitanti locali acquistando prodotti freschi o fermandoti a mangiare nei ristoranti. Ancora, mangia frutta e verdura di stagione nella regione in cui ti trovi.
  • Non seguire la tendenza di soggiorni brevi ma resta più a lungo in un posto, trascorri più notti nello stesso rifugio o esplora una regione più in profondità. Oltre a fare sport, visita qualche museo, le istituzioni culturale o piccoli negozi.

Abbigliamento sostenibile

L’agricoltura organica e rigenerativa cambierà il mondo del fashion. Attraverso questa, possiamo ottenere materie prime da campi e fattorie che non usano pesticidi e fertilizzanti artificiali e si concentrano sulla rigenerazione del suolo. In questo modo, si favorisca la biodiversità, si forma l’humus, si fissa il carbonio e si immagazzina meglio l’acqua.

Quando entri in un negozio, fai un acquisto consapevole e scegli un prodotto sostenibile, che puoi usare per molto tempo, come abbigliamento in lana (se assicurato il benessere degli animali), in cotone o altro materiale a base vegetale come il bambù o la canapa. L’industria dell’outdoor da anni si è dimostrata un modello esemplare.

Se pensi di utilizzare un prodotto solo un paio di volte all’anno, prendilo in prestito. Le sezioni dei club alpini, ad esempio, offrono attrezzature economiche per quasi tutti gli sport di montagna. Oppure puoi noleggiare l’attrezzatura presso i negozi specializzati.

Fai attenzione alle scarpe. I bravi calzolai tradizionali nel settore degli sport di montagna utilizzano pelle senza cromo e metalli pesanti, prestano attenzione ad una produzione di pelle a basso impatto ambientale e a volte offrono anche modelli in pelle biologica.

La sfida per l’industria dell’outdoor è quella di trovare soluzioni per membrane e impregnanti senza PFC (prodotti chimici perfluorurati e polifluorurati – non sono biodegradabili e si accumulano sia nell’ambiente che nell’uomo) che garantiscano una protezione affidabile. I prodotti senza PFC (tessuti, pelli di foca, ecc.) sono di solito contrassegnati da un’etichetta. Anche quando acquisti prodotti impregnanti, cerca quelli che non contengono PFC.

Indichiamo di seguito alcune etichette importanti nel settore outdoor: FWF – Fair Wear Foundation, Bluesign, GrÜner Knopf, RDS – Responsible Down Standard, RWS – Responsible Wool Standard.

Lunga vita all’attrezzatura di montagna

Ecco 5 trucchi per la riparazione “Fai da te” per l’attrezzatura di montagna:

  1. Chiusure in velcro rotte. Spesso è sufficiente pulire (ad esempio con un pettine rigido o un ago) per farle funzionare nuovamente. Se il velcro è sporco di polvere o olio, lavalo accuratamente con acqua tiepida. Fai attenzione alle temperature troppo alte perché danneggiano i ganci. Successivamente, spazzola (ad esempio con un coltello) contro la linea dei ganci, in modo che si raddrizzino di nuovo bene. Se tutto questo non serve, in vendita ci sono chiusure in velcro da cucire.
  2. Piccoli strappi. Si possono riparare con toppe autoadesive specifiche per questo utilizzo. Si consigliano le versioni trasparenti. Come fare? Per prima cosa pulisci l’area intorno allo strappo (per esempio con una salvietta imbevuta di alcol). Se si tratta di una giacca isolante, si dovrebbe prima ricondurre con cura l’imbottitura all’interno della giacca. Arrotonda gli angoli della toppa e lasciala sporgere di un centimetro buono rispetto allo strappo.
  3. Cerniere bloccate. Tornano a funzionare senza problemi se si trattano i denti con una matita o una candela. La grafite della mina o la cera agiscono come lubrificanti. Se i denti sono storti, puoi provare a raddrizzarli con una pinza. Se il cursore è danneggiato, può essere tagliato con un tronchese e sostituito con uno nuovo. Anche le fibbie degli zaini sono facili da sostituire. Inoltre, molte aziende e rivenditori di articoli outdoor hanno pezzi di ricambio a portata di mano.
  4. Pilling antiestetico: si può prevenire con un trattamento adeguato e delicato. Ogni tanto puoi anche rimuovere accuratamente le fibre staccate con un rullo per pelucchi. Se si sono già formate delle palline, le puoi rimuovere con un levapelucchi professionale o con delle forbici affilate.
  5. Si staccano i rinforzi o i rivestimenti dei guanti. Si possono di nuovo fissare con una speciale colla, preferibilmente una colla per scarpe normalmente usata per fissare suole, talloni o puntali.

 

Fonte: “Protact Academy Guide Book” di Ortovox