Il metodo Fukuoka è l’intersezione sapiente di produttività e rispetto per la terra e l’ambiente. Ha fatto innamorare generazioni di coltivatori con la sua semplicità, fra cui Kutluhan Ozdemir che, con il maestro, l’ha definito “la perfezione dell’essere umano”.
Il metodo Fukuoka, dal maestro giapponese, ha interessato molti agricoltori che hanno nel cuore un unico grande amore: la terra. Fra i suoi principi, fondamentali sono la sensibilità e l’inclinazione all’empatia. Riduci al minimo gli strumenti e dimenticati dei trattamenti del suolo e concimazioni. L’Agricoltura del Non Fare, che arresta il suo andare al confine del Fare, stereotipicamente inteso.
Abbiamo intervistato Kutluahn Ozdemir che, nella sua Fattoria Naturale Shizen, dopo tanto viaggiare e tante esperienze, ha messo in pratica il metodo Fukuoka. Per prima cosa, ha iniziato la sua coltivazione spargendo pacciame. Nel dettaglio, ha coperto il terreno spoglio con della paglia; quest’azione si chiama pacciamatura. Il secondo momento è la semina del sovescio in autunno, per tenere viva la terra. Il terzo momento è lo sfalcio in primavera; il risultato dello sfalcio è la sua pacciamatura. Infine, in estate, semina e coltiva l’orto. Un movimento circolare di stagione in stagione e assolutamente autosufficiente.
Per il sovescio Kutluahn sceglie più varietà possibili di piante, almeno 3 categorie. Per la semina, poi, usa palline di argilla per proteggere i semi dal clima, ma anche dai volatili. La preparazione ricorda molto la lavorazione della farina, del pane, come ha spiegato.

Nella nostra chiacchierata con Kutluhan, abbiamo approfondito l’aspetto più personale della sua vita e di questa agricoltura, ma anche quello più dinamico e attivo votato alla divulgazione dei principi.
Kutluahn, da Istanbul dopo tanto girovagare sei arrivato in Italia. Quanti anni avevi e come mai ti sei stanziato a Cagli (PU)?
Le mie origini sono del Kurdistan, sud-est della Turchia. All’età di 17 anni sono andato a Istanbul per studiare. Poi si, ho girato diverse parti del mondo e sono finito a Cagli perché cercavo un posto dove poter abitare in Centro Italia (Umbria e Marche), nell’entroterra dove c’è tanto bosco, dove non c’è tanta industria. Qua c’è una natura incredibile, ci sono fiumi e ruscelli. Tutti gli Appennini sono belli, ma quando ho visto Cagli ho pensato “ok è questo”.
È stato difficile apprendere la lingua quando sei arrivato qui?
Non è stato difficile perché già parlavo spagnolo, che ho imparato in Sudamerica. Poi la mia compagna è italiana. Anche con lei ovviamente non parlavo benissimo italiano però capivo e, già nel giro di qualche mese, ho imparato.
Metodo Fukuoka: quali sono i principi fondamentali alla quale ti sei ispirato per la tua agricoltura naturale?
Quello che mi ha toccato il cuore dell’agricoltura naturale è stata la sua filosofia. Inizialmente, ho cominciato ad informarmi sui vari metodi di coltivare il cibo, ho letto diversi libri riguardo alla permacultura, al food forest e altro. Quando, però, leggi Fukuoka, ti entra nel cuore. La teoria sembrava una bellissima utopia, però volevo vedere di più nel concreto. Ho deciso di andare proprio dagli allievi di Fukuoka, conoscerli e vederne la gestione e applicazione. I principi dell’agricoltura naturale in realtà non sono neanche principi perché afferma: non arare la terra, non usare i fertilizzanti, non usare i pesticidi, fungicidi, erbicidi e non diserbare. È semplicemente la strada che prende la natura.

Ci sono delle fasi, delle attività che vengono consigliate come la semina, il sovescio, lo sfalcio… ce ne parli Kutluhan? Ci sono delle tempistiche da rispettare?
Noi adesso siamo arrivati in un punto che i terreni agricoli sono quasi morti, non sono più adatti per qualsiasi tipo di agricoltura perché la sostanza organica è molto bassa. Quindi quando cominciamo a praticare l’agricoltura naturale, che è una strada per risvegliare la terra, ci vuole un pò di tempo. Questo tempo normalmente dipende da come e quanto tempo gli dedichi. In generale nel giro di 3-4 anni, la terra si comincia a risvegliare e comincia a mostrare buoni risultati. Ovviamente ci sono momenti ben precisi per la semina del sovescio, momenti per lo sfalcio, ect…
Il terreno che hai a Cagli nella tua fattoria è molto argilloso, è una bella sfida.
Sì ma il terreno in realtà non è una situazione così terribile. Certo, è una conseguenza dell’agricoltura convenzionale. Arando la terra per più di 10.000 anni, siamo arrivati ad un punto che la maggior parte dei terreni agricoli in tutto il mondo sono diventati terreni argillosi. Però se uno ci sta dietro e fa una bella semina, ti risponde subito. Rispetto anche a un terreno sabbioso, il terreno argilloso risponde molto più velocemente.
La tua sensibilità e attenzione all’agricoltura, come nasce? Ce l’hai avuta sin da piccolo?
No, io sono nato e cresciuto in una città abbastanza grande e non avevo nessun tipo di connessione con l’agricoltura. Quindici anni fa se mi avessi mostrato una pianta di peperone o di melanzana, non l’avrei saputa riconoscere. Poi l’idea è nata dal momento in cui sentivo dentro di me che sarei andato a vivere da qualche parte in montagna. Ho pensato: “Allora devo coltivare il mio cibo, non c’è un’altra strada”. Ho cominciato a cercare come poter coltivare il mio cibo e sono arrivato prima all’agricoltura, poi all’agricoltura rigenerativa poi man mano verso l’agricoltura naturale.
Sui social abbiamo visto che partecipi a molte iniziative di formazione, anche fuori Italia. Cosa ti spinge a farlo?
Queste iniziative sono principalmente laboratori dell’agricoltura naturale. Normalmente, si svolge in due o tre giorni, un fine settimana. Il primo giorno è teorico e parliamo della filosofia dell’agricoltura naturale. Il secondo giorno è pratico e prepariamo un pezzo di orto e le palline di semi. L’idea di organizzare questi laboratori nasce quando ho visto quanto è semplice coltivare cibo e quanto è bello seminare e risvegliare la terra. Detto questo, ho pensato: “perché non condividerlo con tutto il mondo?”. Questo è il quinto anno che organizzo i laboratori. Nel 2023 la rete si è rafforzata, sono andato in diverse parti del mondo: c’è un bel movimento.


Kutluhan, appartieni alla Rete per l’Agricoltura Naturale.
Si. Rete per l’Agricoltura Naturale è la branca italiana dell’associazione Natural Farming Center che, invece, opera in tutto il mondo.
Da quanto tempo è che aderisci a questa associazione?
Aderisco a Rete per l’Agricoltura Naturale dal 2020, quindi tre anni.
È una associazione che nasce molto tempo prima o nasce diciamo con il tuo ingresso?
Tutto è partito dal terreno che mi ha passato un allievo di Fukuoka in Grecia, dove ho vissuto prima di venire in Italia. Diventando anziano mi ha detto “ti passo il mio terreno, gestiscilo tu”. Quando sono venuto in Italia, ho pensato “perché non fondare un’associazione per portare avanti i progetti e lasciare quel terreno all’associazione? Così non sarà più proprietà di una persona ma di una comunità”. L’essenza dell’associazione c’era ma noi l’abbiamo fondata legalmente, ufficialmente. Di recente, incontro tante persone con la seria intenzione di applicare l’agricoltura naturale e questo mi fa molto piacere, non so se sia l’effetto del Covid.

Ringraziamo Kutluahn Ozdemir per la sua disponibilità, la sua gentilezza e la sua passione. La nostra chiacchierata è stato un bel momento di scambio, in cui ci ha trasmesso non solo conoscenza, ma anche tanta serenità e premura, le stesse che impiega nel suo orto e nei suoi progetti.
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