Non tutte le società del fotovoltaico sono senza macchia. Molte sono le truffe ai danni di clienti domestici registrate nel corso degli anni. Federcontribuenti, associazione che tutela i contribuenti, avverte che riceve segnalazioni continue su sistemi voltaici venduti con messaggi del tipo: “Il fotovoltaico permette l’indipendenza energetica a soli 98 euro al mese, nessun costo di manutenzione e una garanzia di 25 anni, vuoi essere contattato per avere maggiori informazioni?”. Molte sono le richieste d’aiuto di persone che hanno acquistato impianti solari, dopo essersi fatte convincere che il finanziamento si sarebbe ripagato al 100% attraverso la detrazione fiscale e l’azzeramento delle bollette, salvo poi vedersi recapitare delle rate mensili esorbitanti, pari a svariate centinaia di euro, oltre a dover pagare le bollette con gli stessi importi di prima, mentre le società che avevano venduto l’impianto erano sparite.
Niente di nuovo sotto il sole. La truffa, secondo Federcontribuenti, è simile a quella che negli anni passati ha coinvolto il business delle multiproprietà: ottenere i rimborsi delle rate è possibile, spiega l’associazione, a patto di affidarsi ad un legale esperto ed intervenire tempestivamente.
Andrea Silvetti, CEO di 4Energy Srl, fornisce alcuni consigli per evitare di cadere nella trappola di queste sedicenti società fotovoltaiche.
Innanzitutto, con un impianto fotovoltaico con storage (sistema di accumulo) non si possono azzerare le bollette elettriche ma solo incrementare la percentuale di elettricità autoconsumata. La percentuale di autoconsumo aumenta sensibilmente se oltre ai pannelli facciamo installare una batteria di accumulo, ma arrivare al 100% comporta un sovradimensionamento del sistema che non lo rende conveniente. L’indipendenza energetica è quindi solo parziale, perché non è possibile interrompere la fornitura elettrica staccandosi dalla rete. Ci sono dei costi fissi in bolletta anche in presenza di consumi ridotti. Installando un impianto FV si possono ridurre i consumi in media dal 30 al 40% e mediante un sistema di accumulo del 70-80%. Pertanto rimane sempre una quota residua di energia. “Inoltre, non è possibile interrompere la fornitura di energia elettrica: tutti gli impianti con o senza storage sono sempre On Grid, ovvero connessi alla rete”, precisa Silvetti.
Il contratto di vendita deve prevedere sia l’installazione dell’impianto sia la manutenzione semestrale dello stesso, altrimenti c’è il rischio di dover pagare un tecnico a parte. Leggere con molta attenzione il preventivo e il contratto di vendita, per individuare eventuali voci che dovrebbero essere incluse e invece non lo sono (sopralluogo, installazione, collaudo, monitoraggio, assistenza). “Bisogna pretendere che sia previsto il rilascio del fascicolo dell’opera completo con tutti i documenti”, spiega il CEO di 4Energy Srl, “Certificazione dei materiali utilizzati, non solo moduli ed inverter ma anche tutti quadri e componenti utilizzati, certificato di conformità dell’impianto, certificato di collaudo e copia della documentazione relativa alla pratica di connessione con il distributore. Da contratto il saldo del pagamento solo ad avvenuta consegna della predetta documentazione”. In aggiunta, è cruciale accertarsi che nel contratto di installazione sia presente un sistema di monitoraggio dell’impianto con un’indicazione chiara dei costi di manutenzione.
È necessario diffidare delle offerte troppo standardizzate che escludono un sopralluogo tecnico preliminare con un installatore professionista oppure a contatti telefonici. Ogni impianto deve essere confezionato su misura secondo i propri consumi e le proprie esigenze, oltre naturalmente alle caratteristiche dell’abitazione (esposizione del tetto – preferibilmente a sud – irraggiamento solare e così via). L’obiettivo dell’investimento è massimizzare l’autoconsumo, cioè utilizzare direttamente quanta più energia possibile di quella generata con i pannelli solari, anche grazie ad alcuni accorgimenti, ad esempio “spostare” i consumi elettrici gestibili (lavastoviglie, asciugatrice) nelle ore diurne, magari con il supporto di un sistema domotico capace di coordinare i carichi elettrici con la produzione effettiva dell’impianto. In sintesi, l’elettricità solare prodotta dal nostro impianto FV e ceduta alla rete viene pagata molto poco, quindi il vantaggio è utilizzarla direttamente, quando possibile.
Affidarsi a ditte che possono dimostrare di aver installato molti impianti fotovoltaici e di essere aggiornate sull’evoluzione tecnica e normativa del settore. Conviene scegliere marche di moduli e inverter tra quelle più note e solide a livello internazionale, ricordandosi di controllare le garanzie applicate, di norma 10-25 anni per i moduli, rispettivamente sulla parte meccanica e sulle prestazioni, e 5-10 anni per gli inverter. Per esempi a riguardo consultare il sito di 4Energy, sezione referenze: https://www.4-energy.it/referenze-progetti-e-servizi-realizzati
“Le persone devono diffidare di offerte standardizzate”, continua Silvetti, “Quelle di 4Energy forniscono il dettaglio dei costi del materiale impiegato, posa in opera dello stesso, spese per le pratiche edilizie, progettazione preliminare e definitiva, pratiche con Enel distributore e con il GSE, spese di trasporto e spese vive da sostenere. Un chiavi in mano senza sorprese”.
Le marche di moduli ed inverter devono possedere le garanzie adeguate. I loro produttori affidabili sono pochi. Il consiglio finale di Silvetti è che prima di un’offerta occorre una proposta di dimensionamento dell’impianto FV e della batteria accompagnata da una relazione di un tecnico abilitato. Deve essere indicata nella stessa l’esame dei consumi, il dimensionamento dell’impianto FV, la previsione dell’energia prodotta dall’impianto FV, la quota di autoconsumo e di energia immessa in rete. Una proposta non può essere fatta senza un preventivo sopralluogo sul sito di installazione.
“Bisogna diffidare delle offerte con il finanziamento al 100% dell’investimento nel vostro impianto FV”, avverte infine Silvetti, “Generalmente hanno un costo del finanziamento oltre il 7% con tempi di pagamento oltre i 10 anni. A queste condizioni l’affare non lo fate voi ma la ditta venditrice e la banca”.