Maria Letizia Gardoni è presidente nazionale di Coldiretti Giovani e proprietaria di Un Podere sul Fiume. Ha iniziato da zero, non avendo genitori agricoltori, ed ha investito attorno ai vent’anni in un terreno per fondare la sua azienda agricola nella campagna osimana, zona Val Musone. Questa ha mosso i primi passi nel 2010 e adesso si trova all’ottavo anno di produzione. Il prodotto dell’impresa è ortofrutta macrobiotica e rifornisce i ristoranti di questo genere della Regione. Ha anche certificazione biologica e lavora con i negozi biologici della provincia di Ancona.
Ora la domanda sorge spontanea, che differenza c’è tra macrobiotico e biologico? “Hanno dei disciplinari differenti”, illustra Maria Letizia, “Il biologico è una certificazione riconosciuta in Europa che punta a mantenere e valorizzare la sostenibilità ambientale della produzione”. Non si interviene chimicamente e non si utilizzano OGM (organismi geneticamente modificati). “Il macrobiotico ha una visione più ampia. Sostiene che il produttore agricolo, avendo a che fare in prima persona con l’ambiente all’interno del quale lavora, deve seguire delle regole che gli permettano di mantenerlo il più equilibrato possibile“. Ciò si persegue coltivando gli ortaggi dentro un appezzamento circondato da piante forestali autoctone, che proteggono da contaminazioni di terreni vicini coltivati in modo tradizionale e ripopolano il terreno di animali selvatici. L’unica “pecca” è che l’agricoltura macrobiotica non è riconosciuta da una certificazione europea. “Chi fa questo tipo di agricoltura o biodinamico è in genere un passo avanti rispetto agli altri, anche se il sistema convenzionale italiano è più sostenibile di quello praticato nei Paesi europei ed extraeuropei. I nostri limiti di residuo di prodotto chimico sono molto bassi”.
Il macrobiotico prevede il recupero di antiche varietà di ortaggi e l’autoproduzione di semi, senza dipendere da fornitori di semi esterni. Un Podere sul Fiume ha recuperato, ad esempio, un mais ottofile di Pollenza, tipico del Maceratese, e il cavolfiore bianco di Fano. Svolge vendita diretta in azienda, dove la gente può vedere con i propri occhi il terreno coltivato, e questo permette di stabilire un forte rapporto di fiducia con i clienti.
Il sistema macrobiotico non è facile da convertire su larga scala perché richiede molta manodopera e controllo quotidiano. “Le tecnologie odierne consentono di controllare meglio grandi estensioni terriere, però macrobiotico e biodinamico danno risultati migliori su piccole superfici”.
Maria Letizia ha scelto Coldiretti come organizzazione sindacale dalla quale farsi rappresentare per la sua azienda tra il 2009 e il 2010. Il caso ha voluto che stessero cercando una persona per rappresentare i giovani della provincia di Ancona e gli hanno chiesto se fosse interessata. La ragazza ha accettato la sfida e dopo due anni è diventata la presidente regionale. Nel 2014 è stata elette a livello nazionale. “È una grande responsabilità perché il reparto agricolo è importante per la crescita dei territori italiani. Negli ultimi anni si è verificata un’enorme riscoperta dell’agricoltura da parte soprattutto delle nuove generazioni ed ha ricevuto un’attenzione diversa anche da parte della politica perché in grado di creare tanta occupazione”. L’agricoltura è una fonte inesauribile di risorse economiche e culturali per l’Italia, dato che è caratteristica del suo paesaggio e della sua enogastronomia. “Si sta rivelando il settore trainante per la rinascita del nostro Paese”. I ragazzi che hanno deciso di investire in agricoltura, infatti, sono quasi 60.000 e continuano a crescere. “L’Italia è il paese con il più alto numero di giovani imprenditori agricoli sotto i quarant’anni”, informa Gardoni. Un dato fondamentale, che rivela l’intelligenza della gioventù nostrana nel comprendere dove c’è effettiva possibilità di guadagno. Sono giovani che riprendono in mano vecchie aziende di famiglia o ne creano delle nuove, sanno interpretare il cibo in maniera contemporanea e usano nuove tecnologie, come tablet per la gestione delle stalle e droni per ispezionare i propri vigneti.
Anche la piccola impresa a conduzione famigliare di Maria Letizia sta crescendo in maniera esponenziale. Una novità è la filiera del trasformato. “Abbiamo introdotto un laboratorio di trasformazione aziendale per mutare ortaggi e frutta in creme e confetture”. Un ramo importante che permette di uscire dal cerchio territoriale e lavorare con mercati più grandi. Questi prodotti si possono trovare in botteghe, enoteche e agriturismi, e a breve saranno disponibili sul suo sito.
Donatella Rosetti
