Miscugli di grano: la rivoluzione è in atto

Il professore Salvatore Ceccarelli, genetista e consulente, sta partecipando da pochi giorni ad un progetto internazionale sulle popolazioni evolutive dei miscugli di grano. Opererà in Uganda, Etiopia, Giordania, Iran, Bhutan e Nepal per quattro anni.

“Non è un’idea nuova quella dei miscugli perché è stata già studiata negli anni Venti e Trenta all’Università di Davis in California”, informa Ceccarelli, “È stata sempre argomento di ricerca scientifica. Le pubblicazioni dimostravano come le coltivazioni di miscugli e di materiale non geneticamente uniforme ha molti vantaggi”. Sulla base di questi dati, la Commissione Europea nel 2014 ha approvato una deroga alle leggi sementiere, secondo la quale adesso in Europa è possibile commercializzare legalmente semi di frumento duro e tenero, orzo, avena e mais di questa tipologia. La deroga, che era valida fino a quest’anno, è stata recentemente prorogata al 2021.

“Si coltivano campi tutti uguali con piante della stessa altezza da cinquant’anni. Con il grande cambiamento climatico degli ultimi anni è molto rischioso praticare un’agricoltura basata sull’uniformità”, afferma. I miscugli di grano, invece, si adattano a diversi climi proprio perché le piante al loro interno non sono simili le une alle altre, ma sono formati da centinaia o migliaia di piante differenti. “Gli agricoltori che li coltivano notano la loro straordinaria stabilità di produzione da un anno all’altro. Queste popolazioni, inoltre, si evolvono adattandosi così al mutamento climatico a lungo termine”. Questo genere di frumento è vincente dato che, anche tra il versante di una collina ed un altro, le caratteristiche del terreno e della temperatura possono drasticamente cambiare. Permette di riportare diversità in agricoltura senza stressare il terreno: resiste a malattie, insetti ed erbe infestanti meglio delle varietà uniformi. “Una volta che l’agricoltore adotta un miscuglio non deve più comprare seme e diventa così libero dal mercato sementiero”.

I miscugli in Italia sono già presenti

Ceccarelli ha alle spalle uno studio quasi decennale dei miscugli. “Dal 1980 al 2011 sono stato in Siria con mia moglie che fa il mio stesso mestiere e nel 2008 ci è venuto in mente di fare miscugli di orzo, frumento duro e tenero”. Nel 2010 è partito un progetto europeo con l’associazione Rete Semi Rurali che ha invitato il professore a portare queste popolazioni anche in Italia e in Europa. “Nel nostro Paese ne abbiamo distribuiti in Toscana, Puglia e Sicilia. Col passare degli anni adesso si trovano in quasi tutte le regioni”.

“Stavo svolgendo la stessa operazione in Iran e proprio da qui ci è arrivata la notizia che il pane fatto con questo miscuglio facesse bene alla salute, soprattutto a coloro che avevano intolleranze e difficoltà di digestione”. Ceccarelli ci tiene a specificare che non ci sono prove scientifiche, solo alcuni studi a riguardo. Per esempio, in Sicilia è stato rilevato che questo tipo di pane ha poco glutine. In Emilia Romagna stanno dimostrando che il miscuglio rilascia l’amido molto più lentamente rispetto ad altri frumenti. “Questo significa che ha un basso indice glicemico, è molto buono e dura una settimana”. L’ideale per queste farine è la molitura a pietra.

Nelle Marche ci sono molti miscugli nella zona tra Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, alcuni nell’area di Fermo, a San Ginesio e Cingoli in provincia di Macerata. “In generale sta diventando difficile mappare i luoghi dove sono coltivati perché riceviamo sempre più richieste”.

Altri usi dei miscugli in agricoltura

“Oltre ai cereali, stiamo utilizzando l’idea dei miscugli con pomodoro, fagioli rampicanti e nani, ceci, zucchine”, aggiunge entusiasta, “e stiamo ottenendo un successo insperato”. I vegetali prodotti in questo modo sono di grandezze e forme differenti. “Siamo solo agli inizi di una diffusione legale di questi miscugli, che sembra alquanto promettente. Il numero di agricoltori a noi risultanti che coltivano questo frumento dal 2017 al 2018 è raddoppiato”. Il futuro dell’agricoltura, quindi, sembra proprio risiedere nella fantasia e nella diversità all’insegna di una nuova rivoluzione agricola, sempre basata su solidi principi scientifici.