Martina Capriotti ha vinto una borsa di studio National Geographic per salvare il mare dalla plastica. Ha presentato il suo progetto alla rivista, che finanzia spesso progetti di ricerca su vari ambiti, in questo caso l’argomento erano gli oceani e il premio era indirizzato a giovani ricercatori. Martina si è concentrata sulle microplastiche e sulla valutazione della loro pericolosità nel Mare Adriatico. “Quest’ultimo è un mare molto vulnerabile che ho già studiato durante il dottorato, quindi è un modo per continuare le ricerche che ho già avviato”. Sky Ocean Rescue – Un Mare da Salvare è la campagna di Sky che sensibilizza all’inquinamento dei rifiuti in mare ed ha selezionato Capriotti assieme ad altre due ricercatrici, l’inglese Imogen Napper e la francese Annette Fayet, per farle diventare ambasciatori della loro causa. Da sempre appassionata di mare ed oceani, Martina ha iniziato ad interessarsene con le prime immersioni subacquee. Osservando una barriera corallina, ha notato tanto inquinamento mangiucchiato dai pesci. Questa immagine è rimasta impressa nella sua mente e l’ha spinta a fare qualcosa per proteggere i mari e gli oceani.

Il progetto si focalizza sull’effetto che una microplastica può provocare all’interno di un organismo“, spiega Martina, “Un aspetto importante poco studiato in questo tipo di ricerche è che molti degli inquinanti chimici soffici presenti in mare possono aderire alla superficie di queste microplastiche e di conseguenza diventano vettori di questi inquinanti dentro qualsiasi animale marino”. Lo scopo è identificare i composti chimici e verificare i loro effetti a livello cellulare. Il titolo è “An innovative approach for testing micro plastic hazardousness in Adriatic Sea”.

Le microplastiche sono frammenti di plastica più piccoli di 5 mm. Quelli più grandi da 5 a 2 mm sono anche visibili ad occhio nudo, ma la maggior parte è talmente piccola che non è individuabile. Ci sono due tipologie: primarie, prodotte appositamente di queste dimensioni (i granellini degli scrub per la pulizia del viso, ad esempio); secondarie, che sono minuscole per la degradazione della plastica da parte del sole, dell’acqua marina e altri agenti esterni.

Martina ha alle spalle diverse ricerche. Durante il dottorato ne ha condotta una sul biomonitoraggio del Mare Adriatico centrale. Ha studiato la componente chimica presente nell’acqua marina, ha identificato differenti biomarker molecolari dentro alcuni organismi bioindicatori ed ha osservato come questi potessero essere attivati dai contaminanti. Ha usato mitili e cozze per capire cosa accadeva all’interno delle loro cellule quando iniettava gli inquinanti.

Il progetto è condotto assieme all’Università di Camerino nella sede di San Benedetto del Tronto in collaborazione col gruppo di ricerca Mosconi-Palermo. I suoi collaboratori in particolare saranno il dott. Luca Brachetti per le attività di campionamento in mare e il dott. Paolo Cocci per le analisi biomolecolari. Prenderà il via a fine giugno. Durerà indicativamente all’incirca un anno e mezzo. Sul sito di Sky Ocean Rescue c’è il video di Martina e la spiegazione approfondita della sua ricerca: https://skyoceanrescue.com/latest-news/welcome-dr-martina-capriotti/.

Donatella Rosetti