Italia, Germania, affiancate da Bulgaria e Polonia, frenano il cambiamento in atto verso la mobilità elettrica bloccando il provvedimento inziale del Parlamento Europeo andando a sostenere “carburanti alternativi” (bio-carburanti o e-fuel) per i motori termici. In questo articolo, condivideremo il punto di vista personale di Nicolò Spinicchia (azienda agricola biologica Bio Blu di Massignano) e di Pierluigi Formentini (Studio MG – Tutela e risarcimento – filiale di Civitanova Marche), ingegnere e possessore di un’auto elettrica da un anno e mezzo. Entrambi sono appassionati sostenitori della transizione ecologica e della mobilità elettrica.
La prospettiva di Nicolò
«L’Europa lo chiede ma l’Italia e la Germania si oppongono perché difendono gli interessi particolari di alcuni settori industriali dei loro rispettivi sistemi produttivi proponendo una finta transizione ecologica. L’Italia si batte affinché anche dopo il 2035 si possano usare i “bio-carburanti” mentre la Germania propone l’utilizzo dei nuovi combustibili denominati “e-fuel”. Entrambe si piegano ai “suggerimenti” delle lobby messe in campo da alcune importanti case automobilistiche e dall’industria dei combustibili innovativi».
«Da un semplice punto di vista ambientale, i carburanti e-fuel sono i più puliti perché non fanno altro che combinare la CO2 presente nell’aria con l’idrogeno ottenendo molecole formate da carbonio e idrogeno molto simili alle molecole ottenute dalla raffinazione del petrolio. Bio carburanti e e-fuel vengono definiti “combustibili climalteranti neutri” perché la quantità di CO2 che immettono nell’atmosfera con la combustione è la stessa di quella che hanno sottratto all’aria durante la loro produzione».
«I bio-carburanti (o bio-combustibili) proposti dall’Italia vengono prodotti dalla lavorazione di sostanze organiche, vegetali o animali. Quindi anche da rifiuti e scarti di coltivazioni di colza, mais o soia. Il problema (enorme) dei bio-carburanti però è legato al massiccio consumo di suolo che porta alla inevitabile deforestazione e ad un ciclo di lavorazione complesso. Per questo non vengono considerati dagli esperti a impatto zero. Inoltre, i costi di questo tipo di carburanti innovativi risulterebbero molto alti, si parla di circa 5 o 10 volte il costo dei combustibili attuali, senza contare poi l’enorme consumo di acqua che si avrebbe per produrli in un periodo in cui gli allarmi dovuti alla siccità risultano sempre più pressanti. Secondo un importante studio di “Transport & Environment” neanche gli e-fuel tedeschi sono la strada giusta per la transizione ecologica del settore auto. Per arrivare a questa conclusione, lo studio ha calcolato le emissioni di CO2 sull’intero ciclo di vita di un’auto alimentata a combustibili sintetici acquistata nel 2030, verificando che un’auto ibrida alimentata da e-fuel nel suo intero ciclo di vita diminuisce le emissioni di anidride carbonica soltanto del 5% rispetto a un’auto a benzina».
«Se pensiamo infine che nelle città o nell’intera pianura padana (se vogliamo rimanere in Italia) non ci sarebbe nessun miglioramento dell’inquinamento dovuto alla mobilità in quanto i nuovi carburanti, da un punto di vista chimico, risultano essere uguali a quelli attuali, allora tutto ciò appare come una colossale presa in giro dei cittadini. Come è sempre accaduto nelle scelte strategiche di lungo periodo, in tema ambientale, la politica ha sempre privilegiato il profitto senza regole basato sul saccheggio delle risorse naturali. I risultati sono sotto gli occhi di tutti».
«Tornando al merito dei “carburanti innovativi”, la condizione essenziale perché vengano definiti innovativi è quella di essere prodotti con energia rinnovabile. Le domande che ci poniamo (ma che prima di noi avrebbero dovuto porsi quei politici e industriali la cui “visione” arriva alla punta del loro naso) sono le seguenti:
a) Perché utilizzare quell’enorme quantità di energia rinnovabile e di denaro per produrre carburanti che nelle città inquinano come quelli attuali?
b) Perché proporli se per la loro produzione ci sarà bisogno di grandi quantità d’acqua in un periodo storico in cui si corre il rischio di non poter soddisfare neanche i bisogni primari ad essa legati?
c) Perché, oltre al costo che dovranno sobbarcarsi gli Stati sotto forma di aiuti agli industriali, non viene considerato il costo alla pompa per i cittadini che sarà molto più alto di quello attuale?».
«La logica ed il buonsenso direbbero che quella grande quantità di energia rinnovabile (vedi il punto a) potrebbe essere impiegata (insieme a quella che siamo obbligati a produrre da ora e per sempre) nelle reti intelligenti attraverso le Comunità Energetiche per sopperire ai bisogni dei cittadini. La mobilità elettrica rappresenta la vera alternativa ai combustibili fossili e alle loro imitazioni. Intanto in Europa c’è chi si muove con passo spedito verso il futuro».
“L’Europa dell’auto elettrica ha stabilito nuovi record nel 2022: le immatricolazioni di BEV (Battery Electric Vehicle) sono risultate pari a 1,56 milioni di unità, con una crescita del 29% rispetto al 2021. A registrare le maggiori vendite di vetture elettriche per Paesi europei è la Norvegia che nel 2022 ha incassato la quota record di mercato del 79%. Seguita, sia pure molto a distanza, dalla Svezia con il 33% di quota, dai Paesi Bassi con il 23%, dalla Danimarca con il 21% e da Finlandia, Germania e Svizzera a pari merito con un 18% di quota. Fanalino di coda l’Italia con il 3,7%, che nel 2022 è stata anche l’unico Paese in Europa a fare registrare una contrazione pari allo 0,9%”. (Tratto da “Il Sole24Ore” del 07/02/2023).
«Il Ministro delle Infrastrutture italiano, che naturalmente sostiene lo sviluppo dei bio-carburanti, ha dichiarato più volte che l’acquisto di auto elettriche avvantaggerebbe la Cina. Finge di non sapere che i colossi automobilistici europei si stanno già organizzando per intercettare “l’affare del secolo” e sapranno creare per tempo una filiera tutta europea».
«All’obiezione, poi, che scompariranno molti posti di lavoro è facile rispondere dicendo che anche all’inizio del 1900, quando sulle strade comparvero le prime automobili, si diceva la stessa cosa, ci si preoccupava dei posti di lavoro di chi costruiva carrozze e calessi senza capire che, allora come ora, si era di fronte ad un cambiamento epocale».
Le considerazioni di Pierluigi
«In questo presente “in divenire”, ciascuno di noi può fare la propria parte e giocare un ruolo attivo in questa fase storica. Chi oggi ha la necessità di cambiare la propria auto, ha la grande opportunità di essere protagonista del cambiamento epocale in atto sulla mobilità sostenibile, tracciato dalla scienza che ci guida verso il progresso fin dalla comparsa dell’uomo, ma nel rispetto del nostro pianeta, nel nome di un progresso sostenibile».
«La scienza consolidata su cui si basa la ricerca ci mette ora a disposizione nuove tecnologie per i materiali, nuovi motori e batterie di ultimissima generazione, che ci dimostrano dati alla mano che un’auto elettrica consuma molta meno “energia” per spostarsi rispetto ad un’auto termica (fino a 3 volte meno!), che i tempi di ricarica sono ormai paragonabili ai rifornimenti tradizionali (10′ per avere 200 km di autonomia, come il metano o il GPL). Pur garantendo prestazioni migliori (esperienza di guida, confort, accelerazione, silenziosità, ecc.), un’auto elettrica richiede meno costi per la manutenzione; può muoversi sfruttando solo ed esclusivamente energia rinnovabile (pensiamo a chi ha il fotovoltaico in casa o in azienda) e questo rende possibile addirittura uno spostamento a costo zero. Un’auto elettrica non emette gas nocivi all’ambiente e alle persone, non provoca inquinamento acustico: vantaggi che da soli potrebbero essere considerati di valore inestimabile, se si pensa alla qualità dell’aria e della vita in qualsiasi centro abitato».